ARIGATO HEISEI

Aprile 30, 2019

Oggi riporto un articolo edito dal giornale la Repubblica, autore Filippo Santelli, che descrive l’importante momento storico che sta vivendo in questi giorni il Giappone. Primo imperatore dell’era moderna, l’imperatore 85enne Akihito abdica per motivi di salute a favore del figlio il principe Naruhito.

Era Reiwa

TOKYO – “L’imperatrice e io pregheremo perché il nostro Paese e le persone in tutto il mondo vivano in pace e felicità durante l’era Reiwa”. E’ sempre stata “pace” la parola chiave dei 30 anni di impero di Akihito, tutti centrati sulla riconciliazione nazionale. E non poteva che tornare nel suo ultimo, breve discorso, con cui oggi ha rinunciato al trono. Questo pomeriggio all’interno nella Camera del Pino del Palazzo di Tokyo, mentre fuori dalle mura qualche centinaio tra cittadini, turisti e giornalisti sfidava la pioggia seguendo la diretta sui telefonini, l’85enne Akihito ha abdicato, primo imperatore dell’era moderna giapponese.

Pochi minuti di una cerimonia compostissima, essenziale e toccante, come il Giappone sa essere, per decretare la fine della sua era, Heisei di fronte ai membri della famiglia reale e 300 esponenti delle istituzioni. Lui in tight, la consorte Michiko con un elegantissimo abito bianco. Prima il ringraziamento e l’inchino del premier Shinzo Abe a nome del popolo, poi quelli di Akihito al Paese, senza lasciar trasparire le emozioni, per “averlo sostenuto e accettato come simbolo”. Quindi l’uscita dalla sala seguito dalla consorte e dalle insegne imperiali. Domani sarà il figlio Naruhito a ereditarle, mentre a mezzanotte il Giappone entrerà nell’era Reiwa.

L’imperatore Hirohito durante la cerimonia

“Arigato Heisei”. Grazie Heisei. Già stamattina fuori dal tempio Hoshuin, nel centro di Tokyo, qualche decina di persone era in fila per farsi disegnare dal sacerdote calligrafo un ringraziamento all’era che si sta chiudendo. Dietro alle alte mura del Palazzo imperiale il complesso cerimoniale per la rinuncia al trono era già iniziato. Vestito con un abito e un cappello tradizionale, il lungo strascico retto da un ciambellano, Akihito aveva raggiunto uno dei templi del palazzo imperiale, per annunciare alla Dea del sole Amaterasu, mitica progenitrice della stirpe imperiale. 

I due caratteri del nome Heisei significano “pace raggiunta”, e per i 30 anni di impero di Akihito sono stati buona profezia. Dal 1989, quando è succeduto al padre Hirohito, le ferite della guerra ancora apertissime nella società nipponica, l’imperatore uscente si è dedicato a una instancabile opera di riconciliazione nazionale, all’insegna del pacifismo. I suoi inchini di fronte ai memoriali di guerra, sempre accompagnato dalla moglie Michiko, la prima non nobile ad aver sposato un erede al trono, sono riusciti a cancellare agli occhi dei giapponesi le colpe del padre. I gesti e le parole di sostegno alle vittime del terremoto di Kobe o del disastro nucleare di Fukushima hanno compattato la nazione nei momenti più difficili, assicurando alla coppia imperiale una quasi universale ammirazione (esclusa quella dei più nostalgici ammiratori del padre, più imperialisti dell’imperatore). “Dignità” è una delle parole che ritorna più spesso quando si chiede un’opinione su di lui ai giapponesi, giovani o meno giovani.

Altri aspetti di Heisei non sono stati così positivi. Subito dopo la sua ascesa al trono in Giappone è scoppiata la bolla finanziaria. Il Paese all’avanguardia della tecnologia, che sognava addirittura di raggiungere e sorpassare gli Stati Uniti, è caduto in una stagnazione durata circa vent’anni, da cui solo di recente, e molto timidamente, è riuscito a uscire.

L’Imperatore durante la cerimonia

Negli ultimi anni Akihito, che per Costituzione non può intervenire nel dibattito politico, ha dovuto anche misurarsi con il crescente militarismo e bellicismo del primo ministro Shinzo Abe, con cui i rapporti sono stati freddissimi. Nel suo discorso di insediamento, 31 anni fa, Akihito aveva promesso di difendere la Costituzione “pacifista” scritta sotto dettatura americana, la stessa che il premier vuole modificare per assicurare al Giappone la possibilità di avere un esercito in piena regola. 

Nel frattempo, un inchino e un sorriso dopo gli altri, Akihito e la moglie Michiko sono diventati anziani, logorati dall’età, dagli acciacchi e da un’agenda imperiale massacrante, che prevede centinaia di appuntamenti l’anno. Nel 2016 Akihito ha ottenuto (con grande difficoltà) dal governo l’autorizzazione ad abdicare, annunciata al popolo in televisione. I rituali sono iniziati mesi fa, e sono terminati oggi pomeriggio. Da domani toccherà al figlio Naruhito. Ma questa è un’altra era.

Nella Camera del pino del palazzo imperiale il primo imperatore “uomo” verrà ringraziato dal premier Abe, dirà qualche breve parola di commiato e rinuncerà alle sue insegne regali, che domani verranno ereditate dal figlio Naruhito. Ma questa è un’altra era.

il principe ereditario Naruhito e l’Imperatore Akihito

 


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